Rapporto tra libertà e amore

Rapporto tra
Libertà e Amore

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Ciao coach, il rapporto fra la libertà e amore è tornato prepotentemente nella mia vita.
Pensavo di averlo in qualche modo archiviato tanto tempo fa, invece si è riproposto in due domande fondamentali: E’ meglio essere liberi o avere legami? Sarebbe possibile avere un legame forte e al contempo essere liberi?
Grazie.

Alla prima domanda possiamo rispondere serenamente che dipende dalla persona alla quale si pone, ad esempio dalla scala gerarchica dei suoi valori; scala gerarchica che, solitamente, è frutto del rapporto genitoriale, dei libri letti, i film visti, l’istruzione avuta, lo sport praticato e le storie vissute. E’ frutto, in altre parole, dell’esperienza e più precisamente dell’interpretazione e dell’elaborazione che si sono avute dell’esperienza: dall’interpretazione e dell’elaborazione nascono delle convinzioni, dei valori e dei comportamenti che plasmano la propria vita, appunto, conformemente a quelle convinzioni, quei valori e comportamenti.

Chi mette in cima la libertà: di pensiero, parola e di azione, sarà più portato a prediligere questa laddove una scelta escludente dovesse affacciarsi. Chi invece vede l’amore e la sicurezza come prioritari, preferirà avere legami e anzi, l’idea di rinunciare a un legame per la libertà potrebbe apparire quasi assurda o comunque non del tutto comprensibile.

Potrebbe pensare:

“Libertà di fare cosa, e con chi? Libertà di andare dove? Ecc.”.

La seconda domanda appare molto più interessante e non è possibile rispondere in modo semplice e schematico come per la prima. O meglio, è possibile, ma le implicazioni diventano molteplici.

Si può avere un forte legame e al contempo essere liberi?

Assolutamente sì, ma anche assolutamente raro. Raro perché nell’amore s’intreccia quasi inevitabilmente un altro sentimento: la paura di perdere la persona che ci sta di fianco, e siamo portati a credere che dipendentemente dalla libertà che si concede all’altro, si accrescano le probabilità che questi si disaffezioni a noi, e/o ci tradisca, e/o si affezioni a un altro diverso da noi.

Questa credenza è talmente radicata (un po’ come quella che chi mostri gelosia sia effettivamente innamorato, quando invece non è assolutamente vero, perché si può essere gelosi senza amare, così come amare senza essere gelosi), che risulta particolarmente difficile metterla in discussione… ma sorge spontanea un’altra domanda piuttosto conturbante: e se la libertà fosse una prova, una garanzia di autenticità dell’amore?

La libertà può essere intesa come una garanzia dell’autenticità di un amore, del tipo: maggiore la libertà concessa, maggiori sono gli “indizi” di un amore vero, e viceversa, minore la libertà concessa, più insicuro quell’amore, meno autentico, più fragile?

La libertà come unità di misura per l’amore. E se fosse così?

La solidità dell’amore si vede nella tentazione o nell’eliminazione delle tentazioni?

La solidità di un palazzo, si vede nella stasi o nel terremoto?

Il radicamento di un albero, si vede nella quiete o nella tempesta?

Sono sufficienti le domande giuste per suggerire la risposta giusta.

Dovendo proprio rispondere in modo chiaro e non equivoco, direi che

non sarebbe giusto sottoporre un amore a continue prove attraverso tentazioni libertine, per ragioni innanzitutto pratiche (si pensi al dispendio di energie, alle probabili discussioni, alle possibili malattie veneree, alle insicurezze indotte nell’autostima del partner, ecc.) e poi etiche, ma parimenti, non sarebbe giusto traferire il partner in una campana di vetro, isolato/a di tutto e da tutti: questa forma di affettività sarebbe più vicina all’egoismo che all’amore, tale che forse non sarebbe giusto nemmeno chiamarlo amore.

Il vero amore lascia l’altro libero, totalmente libero? Sì, a patto che questa libertà non migri nel menefreghismo, nell’assenza protratta, nel disinteresse.

Essere liberi e lasciare l’altro libero, non vuol dire trascurarlo.

E se questo avviene, non si è in presenza di una relazione sentimentale, bensì di un’amicizia. Per esigenze di chiarezza e semplificazione, è giusto dare un nome alle cose e ai rapporti umani: una libertà che coincida nell’assenza protratta trasforma inevitabilmente la relazione sentimentale in un’amicizia, anche in presenza di sesso. Non è il sesso, infatti, la discriminante fra relazione sentimentale e amicizia, come spesso erroneamente si pensa, bensì la presenza. E’ l’esigenza quotidiana e duratura di cercarsi e confidarsi e confrontarsi, uno stare vicini mosso da una reciproca e appassionata volontà non occasionale, che rende tale una relazione sentimentale, mentre quando questa esigenza viene meno, ci troviamo dinnanzi a un’amicizia. Una relazione sentimentale può diventare amicizia e un’amicizia può diventare relazione sentimentale, e la differenza, ripeto, non la fa il sesso, ma la presenza, una partecipazione emotiva testimoniata dall’esserci quotidiano.

Qualunque sia la natura del tuo rapporto, mi permetto di consigliarti di non chiedere la libertà all’altra persona. L’altro, per le più disparate e disperate ragioni, potrebbe non essere così portato a darti la libertà che cerchi. Puoi esprimere chiaramente la tua volontà, e magari sottolineare le ragioni che ti spingono a chiederla, ma non ti aspettare sostegno e comprensione. La libertà è un bene che alberga dentro di noi e cresce solo con il suo utilizzo concreto. Se vuoi più libertà, non devi far altro che utilizzarla in modo concreto. Se invece è l’altro che vuole più libertà, ti consiglio, per quanto tu riesca, di dargli tutta la libertà che ti chiede, ma al tempo stesso provare a concederla anche a te stesso. E’ questo il percorso che conduce a diventare veramente una creatura libera e integra:

per essere libero, devi lasciare l’altro libero. Per lasciare l’altro libero, devi essere a tua volta libero.

La libertà, per essere veramente tale, corre sempre su un doppio binario.

Buon cammino.

Nicola Loiacono
Life Coach
#dilloalcoach

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